lunedì 29 giugno 2009

Sorprese, delusioni e certezze emerse dalla Confederations Cup

La Confederations Cup appena terminata ha messo in mostra numerosi talenti, ma anche sancito grosse delusioni. Andiamo ad analizzare i giocatori migliori e quelli peggiori del torneo.

Katlego Mphela, 24enne attaccante dei Mamelodi Sundowns, si è messo in luce nella finale terzo-quarto posto contro la Spagna, quando ha realizzato una doppietta. Dotato di un tiro impressionante, è bravo anche a inserirsi negli spazi. Ha già giocato da giovanissimo in Europa nello Strasburgo e nello Stade De Reims, ma risultò un flop assoluto; merita però un' altra chance. Deludente invece Thembinkosi Fanteni, attaccante degli israeliani Maccabi Haifa, dal quale ci si aspettava molto, forse troppo. Inconsistente contro l'Iraq, nessuna rete all'attivo. Decisamente meglio il mediano dell'Everton Steven Pienaar, grande corsa e polmoni ed intelligenza tattica fuori dal comune; non per nulla gioca in Inghilterra e in una squadra di alta caratura come i Toffies. Per quanto ne concerne il centrocampo sudafricano da sottolineare anche le prestazioni di Macbeth Sibaya, 31enne mediano del Rubin Kazan, che rivedremo nella prossima Champions League, di Bernard Parker, 23enne di proprietà della Stella Rossa e di Siphiwe Tshabalala, tecnico giocatore del Kaizer Chiefs. Questi tre calciatori hanno dato solidità e inventiva al reparto, oltre che due gol entrambi realizzati da Parker. Ma il reparto migliore della nazionale sudafricana è stato sicuramente quello difensivo; da esaltare il pacchetto arretrato in toto, ma metterei in evidenza Aaron Mokoena, terzino ex Blackburn ora al Portsmouth e Tsepo Masilela, difensore anch'egli come Fanteni facente parte della rosa degli israeliani del Maccabi Haifa. Infine, grande torneo anche per l'esordiente portiere Itumeleng Khune che a soli 22 anni ha messo in mostra grande sicurezza e discrete qualità tra i pali.

Poco da salvare per la Nuova Zelanda, con 7 reti al passivo e nessuna siglata. Da segnalare comunque il 21enne Chris James, dei finlandesi del Tampere Utd, e la punta Chris Killen, militante nei più quotati scozzesi del Celtic Glasgow.

Non esaltantissima nemmeno la Confederations Cup dell'Iraq, qualificatosi per Sudafrica 2009 in virtù del trionfo nella Coppa D'Asia 2007. Bora Milutinovic non c'era ancora in quel periodo ma, come suo solito, ha dimostrato di sapere adattarsi alla grande a qualsiasi squadra lui alleni; squadra decisamente catenacciara, senza alcun nome di spicco.

Spagna altalenante in questa competizione: super contro i mediocri avversari del girone, inesistente in semifinale contro gli USA. El Nino Fernando Torres ha soddisfatto solo la prima gara, con una tripletta ai semi-professionisti della Nuova Zelanda; discorso decisamente diverso per l'attaccante del Fenerbache David Guiza, che con una doppietta decisiva ha regalato il terzo posto agli iberici. Male Sergio Ramos e Casillas, forse alla frutta dopo una lunga e intensa stagione. Sufficienza stentata per i vari Xavi, Villa e Puyol giunti anche loro al termine di una dura stagione.

Soprendenti invece gli egiziani, che ben figurano con il Brasile e battono l'Italia campione del mondo in carica. Hanno impressionato oltre il conosciutissimo Mohammed Zidan del Borussia Moenchengladbach il 36enne portiere del Sion Essam El Hadary, visto a suo tempo come un traditore in patria, il modesto mediano del Al Alhy Mohammed Aboutrika e anche l'ex Bari, Bellinzona e Fiorentina Hany Said.

Davvero deludenti invece i campioni del mondo in carica dell'Italia che falliscono totalmente l'approccio alla manifestazione: una sola vittoria, ottenuta in rimonta e con un uomo in più per poco meno di un'ora. Gli unici a salvarsi sono il portiere Gianluigi Buffon, sempre una certezza in fatto d'impegno e costanza, e il funambolo italo-statunitense Giuseppe Rossi, utilizzato però col contagocce dal selezionatore Marcello Lippi. L'allenatore viareggino ha fatto discutere con le sue scelte, spesso scellerate e prive di buon senso; l'ex coach della Juventus ha già perso in patria tutta la stima ottenuta dopo il Mondiale vinto soli tre anni fa.

Perfetto il Brasile, gestito in maniera oculata dal proprio allenatore Carlos Dunga. L'ex mediano della nazionale verde-oro ha azzeccato tutte le mosse, in primis l'inserimento di Dani Alves nella semifinale contro il Sudafrica. Ottima anche la quadratura della squadra, spesso intaccata dal narcisismo dei propri giocatori che aveva prodotto il vero e proprio fiasco del 2006. Stella della selecao l'attaccante del Siviglia Luis Fabiano, capocannoniere del torneo con cinque reti e decisivo nella finalissima di Johannesburg; soddisfacenti anche Daniel Alves e Lucio, autori di gol pesantissimi. Straordinario il centrocampo, con le dighe Ramires e Felipe Melo vigilate dall'esperto Gilberto Silva che agiscono da ottimi frangiflutti a centrocampo. Nessuna gara persa per i sudamericani e, escludendo la gara col Sudafrica, almeno tre gol segnati ogni partita.

Concludiamo questo editoriale con gli Stati Uniti, squadra che dopo le prime due gare difficilmente ci si aspettava in finale: la larga vittoria contro l'Egitto ha regalato però il miglior risultato nella storia per la nazionale americana, dopo i quarti di finale nel mondiale nippo-coreano. Questo grazie a un super Tim Howard; il portiere dell'Everton sembra un lontano parente di quello che inanellava papere su papere al Manchester United. Il suo contributo è stato decisivo per la conquista di questo secondo posto. Non solo super Howard però, il segreto di questa compagine sta nell'intelligenza tattica, trasmessa in maniera straordinaria dal mister Bradley. Questi ha saputo unire il discreto talento di vari giocatori di media caratura come Donovan, Dempsey, Davies e Feilhaber, inseriti dietro a un giocatore possente e fisicamente imponente come Jozy Altidore, ex centravanti dello Xerez neopromosso nella Liga spagnola. Dietro una grande muraglia, formata da colossi fisicamente parlando, come Onyewu dello Standard Liegi e l'esperto Carlos Bocanegra. Decisivo anche l'apporto di un collante tra i reparti come Clark che a mio modo di vedere meriterebbe come Landon Donovan una squadra europea.

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